Andrea La Rovere

Ci sono storie bellissime ma sconosciute, fino a quando qualcuno non le racconta

“Il giglio insanguinato” di Anna Maria Pierdomenico

“Il giglio insanguinato” di Anna Maria Pierdomenico

Il giglio insanguinato di Anna Maria Pierdomenico nasce portando in sé una peculiare contraddizione. Pur inserendosi a buon diritto nella categoria del romanzo storico, si legge tutto d’un fiato – come si suol dire – quasi fosse un romanzo d’avventura.

Non è certo un caso che il libro precedente dell’autrice appartenesse proprio a questa categoria: Rebecca. La figlia del diavolo è infatti il più classico dei romanzi d’avventura a tema piratesco, con la piacevole novità di un personaggio femminile che sa come farsi rispettare in un mondo e in un’epoca prettamente maschio centriche.

Il giglio insanguinato sposta l’azione all’inizio del Seicento, tra Parigi e Roma; anche qui, però, la protagonista è una giovane donna, tanto minuta e delicata nell’aspetto quanto decisa nello svolgere il suo particolare lavoro, quello della spia.

Fiamma Ranieri è infatti una sorta di agente segreto al soldo della Santa Sede che viene inviato a Parigi per indagare sull’assassinio dell’arcivescovo Marconi.
Lo svolgimento della vicenda è quello del più classico giallo storico; quindi deduzioni, azione, false piste e un finale che non delude le aspettative.

La forza del libro della Pierdomenico, quello che eleva l’opera al di sopra della media, sta in due fattori.

La ricostruzione storica, prima di tutto.
Dagli sfarzi del Louvre di Enrico IV alla desolazione e lo squallore dei vicoli di Parigi all’epoca. Una città, già allora metropoli, che – al di là di stereotipi romantici – è avvolta da miasmi e afrori tremendi, da una povertà che stride in modo terribile col lusso inusitato della nobiltà.

Ma ancora più grande è la forza dei personaggi.
Sempre ben caratterizzati e approfonditi, dai protagonisti fino all’ultima delle comparse, sono combattuti nelle loro scelte e non presentano quei fastidiosi aspetti bidimensionali che spesso affliggono anche la più ricercata ricostruzione storica.

Anna Maria Pierdomenico si prende in questo senso qualche soddisfazione verso gli stereotipi del giallo classico; a comandare è infatti Fiamma, personaggio femminile di rara arguzia e intelligenza, ma sempre pronto all’azione e spesso non parsimonioso di fronte all’uso della violenza.

Sorta di Sherlock Holmes in versione femminile, alterna pensiero e azione, senza perdersi in deleterie circonvoluzioni.

Una caratteristica, questa, tipica dell’autrice e dei suoi personaggi più riusciti, dovuta probabilmente alla formazione scientifica della Pierdomenico.

E se Fiamma veste i panni dello Sherlock Holmes della situazione, il fratello Giulio è un Watson ben trasfigurato. Fedele fino alle estreme conseguenze ma spesso avventato, finisce nei guai quando lascia prevalere l’aspetto meno razionale della sua personalità; tendenza che si abbina a una passione per il rischio e per la schermaglia amorosa che rischia di trascinarlo verso il fondo.

Fiamma è insomma un esempio di emancipazione, donna energica e risoluta, ma non priva di empatia e razionalità; non ha bisogno di ereditare dagli uomini le loro caratteristiche per farsi rispettare. Un personaggio che può sembrare poco verosimile in quell’epoca, ma che in realtà vanta agganci con la realtà in altre eroine femminili, magari poco note; la maestria dell’autrice nel tratteggiarlo, poi, la rende credibile a dispetto di tutto.

Nel romanzo compaiono tre personaggi reali, inestricabilmente legati tra loro.

Re Enrico IV, passato alla storia per aver rinunciato alla fede protestante per poter salire al trono di Francia; la regina Maria de’ Medici, la seconda italiana ad essere diventata sovrana di Francia; infine Margherita, detta La regina Margot, prima moglie di Enrico e figlia di Caterina de’ Medici.

L’autrice è già al lavoro sul seguito, vista la buona accoglienza riservata al primo capitolo di Fiamma Ranieri ma, fedele alla sua figura di scrittrice multiforme, sta anche per dare alle stampe un progetto molto diverso e a cui tiene molto.

Ma di questo parleremo più avanti.

Il giglio insanguinato è insomma un romanzo che accontenta – per una volta – sia i cultori del romanzo storico puro che i fautori del giallo d’azione.

Consigliato.

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