Andrea La Rovere

Ci sono storie bellissime ma sconosciute, fino a quando qualcuno non le racconta

“La Mammina”, l’esordio di Roberta Zimei

“La Mammina”, l’esordio di Roberta Zimei

Uscito da poco per Tabula Fati, La Mammina è il romanzo d’esordio di Roberta Zimei. Se il titolo può far pensare a una storia leggera e magari tinta di rosa, in realtà il libro affronta uno dei temi più terribili dell’attualità: il femminicidio.

Roberta Zimei è attiva da tempo come giornalista, collaborando con testate come Il Messaggero e Il Centro, e ha pubblicato racconti in diverse antologie. La Mammina è ambientato in un paesino dell’Appennino abruzzese, all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale.
Anticlera Massari – che deve il suo nome così particolare al padre anarchico – vi giunge per lasciarsi alle spalle un difficile passato nella capitale.

La donna è infatti una ragazza madre, anche se in giro è ufficialmente vedova, e deve prendere il posto dell’anziana levatrice del borgo. Proprio al suo incarico si deve il nomignolo di mammina che subito le si appiccica addosso e che ad Anticlera non dispiace.

La vita del paese, a lei che è abituata a una certa emancipazione, riserverà gioie e dolori; da una parte l’affetto e la solidarietà dei piccoli centri, dall’altra la mentalità chiusa e talvolta bigotta tipica degli stessi.

Senza anticipare troppo della trama, si può comunque definire l’esordio di Roberta Zimei veramente ben riuscito. Lo stile dell’autrice è sciolto e leggero, venato di un’ironia che non diventa mai sarcasmo. Il lessico è semplice ma mai banale e i capitoli brevi invitano a proseguire nella lettura. La Mammina è un romanzo che si legge molto velocemente.

L’ambientazione è figlia evidentemente di grande documentazione e probabilmente di racconti familiari; i personaggi secondari sono appena accennati ma godibili; a tratti pare quasi di essere in quei romanzi di Andrea Vitali giocati sul filo dell’ironia e del pettegolezzo di paese.

Il paese, coi suoi vicoli, gli inverni rigidi e le occasioni d’incontro, ricorda quell’Italia del Dopoguerra dei film di De Sica, tra neorealismo in bianco e nero e le immagini più spensierate di Pane, Amore e Fantasia.

Anticlera, subito ribattezzata Clera per evitare contrasti clericali, è una figura di donna verso cui è difficile non empatizzare; delicata e caparbia al tempo stesso, diplomatica e generosa, finisce però per avvitarsi in una serie di decisioni sbagliate sul versante sentimentale. Decisioni che le costano conseguenze sproporzionate.

L’autrice Roberta Zimei

Gli altri personaggi principali sono Augusto, uomo possessivo, maniaco del controllo e morbosamente attaccato alla madre; tanto più spaventoso se si pensa a quanto – purtroppo – la sua figura sia ancora attualissima. Il figlio Ribelle, ragazzo cresciuto tra mille difficoltà con sani principi, che riuscirà forse a emanciparsi dalla miseria paesana.

E Donna Vittoria, ricca possidente, figura che – al di là dell’apparenza severa – condivide il desiderio di emancipazione della protagonista. I personaggi sono tutti ben tratteggiati, realistici e approfonditi. La scrittura della Zimei, come detto, è diretta e leggera, pungente ma senza strafare.

Le riflessioni più importanti che la storia induce, prendono però spunto dall’approfondimento psicologico di ambiente e personaggi.

Il femminicidio, intanto; La Mammina potrebbe essere preso a esempio della dinamica più tipica di questo tremendo tipo di delitto; dal malinteso sentimento d’amore che può legare due persone, fino alla smania di controllo e possesso che porta a tarpare le ali della propria compagna. La difficoltà per la donna nell’accettare la realtà e distaccarsi dal legame tossico e i cattivi consigli dettati dal pensiero chiuso e bigotto.
Per finire – come spesso accade – il gesto violento e irrecuperabile.

Tutto questo perverso meccanismo viene descritto perfettamente dalla Zimei, in modo semplice e asciutto. Un’altra riflessione si potrebbe fare sui tanto decantati valori di una volta e dei piccoli borghi dove ci si aiuta sempre l’uno con l’altro. Inutile dire che ne La Mammina, come nella realtà, le cose vanno ben diversamente. L’unica ancora di salvezza pare anzi essere il progresso e l’emancipazione della grande città, in questa storia tristemente attuale.

La Mammina è un romanzo agilissimo, che ci racconta una storia di tanti anni fa per invitarci a guardare la cronaca di oggi con occhi più attenti.

La Mammina sul sito di Tabula Fati.

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