Andrea La Rovere

Ci sono storie bellissime ma sconosciute, fino a quando qualcuno non le racconta

Nino Farina, il primo campione del Mondo di Formula 1

Nino Farina, il primo campione del Mondo di Formula 1

Giuseppe Emilio Farina, detto Nino, nel 1950 si avvia a compiere 44 anni. Proprio quell’anno, dopo qualche tentativo finito nel nulla, la Formula 1 si dà una forma ben precisa con la creazione del Campionato del Mondo.

Farina ha iniziato a correre a 19 anni, correndo l’Aosta-San Bernardo su una Chiribiri.
Nino ha già il piede pesante come piombo e la strafottenza di chi si ritiene il migliore per diritto divino; Farina è ricco, di buona famiglia e mastica automobili e velocità da ragazzino: lo zio è quel Pinin che con la Pininfarina darà vita ad alcune tra le più belle automobili della storia.

Si laurea in giurisprudenza, ma il titolo lo userà solo per farsi chiamare Dottore dagli altri piloti. I quali – ovviamente – eseguono sfottendolo a mezza bocca.

La prima gara finisce in modo emblematico: Farina va fortissimo ma, nel tratto finale, abborda un tornante a velocità troppo alta e finisce nel dirupo; è solo il primo di una serie infinita di incidenti da cui esce più o meno illeso. Nino è spericolato al punto che a farlo diventare più prudente e redditizio ci pensa Nuvolari, lo spericolato per eccellenza.

Per lui le curve sono tratti di strada da raddrizzare, i freni un orpello inutile, quasi zavorra. Gli avversari sanno che è veloce e lo temono, ma non lo stimano. Quando c’è da dare battaglia, molti lo lasciano passare: sanno che piuttosto che arrendersi, Farina è disposto a finire al camposanto e – se è il caso – a portarsi dietro chi si trova sulla sua strada.

“Tentava di buttarti fuori anche se doveva doppiarti” diceva di lui Stirling Moss, “Non potevi mai fidarti di lui, aveva il vizio di buttare fuori i rivali”, aggiungeva Fangio.

La filosofia di Farina era chiara: “Chi sostiene che tra colleghi si è amici è un bugiardo. Io vado in pista per battere gli altri, non per partecipare ad un party”.

Quando voleva, però, Farina sapeva sfoggiare i modi del gentiluomo, come a Silverstone nel 1950, alla prima gara mondiale della storia. Nino vince e re Giorgio VI con la regina Elisabetta vuole conoscerlo: lui si esibisce in un perfetto inchino. Tuttavia, Farina era insofferente a quello che accadeva fuori dalle piste; non concedeva autografi, non rilasciava interviste e – se poteva – evitava le feste con gli altri piloti.

Per lui era importante solo andare forte, pestare sul pedale dell’acceleratore e mai su quello del freno, almeno fino a quando la prospettiva che si faceva sempre più stretta non lo avesse costretto. Un atteggiamento a volte insensato che Farina adottava anche come stile di vita. Unica eccezione, le donne, del cui fascino era schiavo.

Nel 1950, come detto, Farina vince il primo Gran Premio di Formula 1 valido per il Mondiale. Batte tutti e segna anche pole e giro veloce, il primo Hat Trick della storia.
Alla fine dell’anno, con l’imbattibile Alfetta 158 è Campione.

Se il Mondiale fosse esistito da tempo, lui e Fangio avrebbero probabilmente un palmares ancora più ricco.

Farina corre ancora per anni: è secondo nel 1952, terzo nel ’53 e quarto nel ’51.
Dopo il ritiro dell’Alfa corre per la Ferrari, ma in quel periodo Ascari e Fangio sono troppo forti per lo spericolato Nino.

Farina si ritira, ma il demone della velocità non lo abbandona.

“Farina? Ah, loco, loco… Non ho mai capito come ha fatto a vivere così a lungo. Sulle piste non era nemmeno male, ma sulla strada era un pazzo. Odiavo quando dovevo viaggiare con lui per andare a qualche corsa. Non sono rimasto sorpreso quando ho sentito che era morto in un incidente stradale, solo che non fosse capitato prima”.

Juan Manuel Fangio

A ricordare Farina all’indomani della sua morte è il suo grande rivale, Juan Manuel Fangio. Il 30 giugno del 1966 Farina parte da Montecarlo per andare a Reims, ad assistere al Gran Premio. Nei pressi di Aiguebelle prende una curva ad altissima velocità, con la sua Ford Cortina Lotus, come piace a lui.
Quella, però, è l’ultima curva di Nino Farina.

Gran Premi disputati: 33
Vittorie: 5
Pole Positions: 5
Giri Veloci: 5
Podi: 20
Vittorie in gare non valide per il Mondiale: 16
Campione del Mondo 1950
Punti: 127.33
Km in testa: 2651

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