Andrea La Rovere

Ci sono storie bellissime ma sconosciute, fino a quando qualcuno non le racconta

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Tra i grandi artisti del Cinquecento ce n’è uno che Γ¨ allievo e amico intimo di Michelangelo, tanto da eguagliarlo quasi nell’abilitΓ  di pittore e scultore. Si chiama Daniele Ricciarelli e la sua β€œDeposizione”, per dire, sarΓ  studiata per secoli e ammirata da Caravaggio e dal Vasari. Tutti lo conoscono come Daniele da Volterra, ma passerΓ  alla storia col soprannome infamante del β€œBraghettone”.

Nel gennaio del 1564, a Trento, sono riunite delle persone dedite al soprannaturale per discutere del β€œGiudizio Universale” di Michelangelo Buonarroti, forse il piΓΉ grande capolavoro della storia dell’arte. Non ne discutono come faremmo io e voi davanti a una birra. No, stanno decidendo tra due opzioni: distruggere quell’oscenitΓ  blasfema o farla solo deturpare.

Quelle persone, infatti, si riuniscono in cittΓ  da anni per il Concilio di Trento, quello che darΓ  vita alla Controriforma.

CiΓ² che si decide a Trento Γ¨ l’esempio perfetto di quel che capita quando si mette a nanna la razionalitΓ  per lasciare spazio al bigottismo e alla cieca superstizione: nulla di buono. Alla fine, la decisione Γ¨ che l’opera di Michelangelo sopravviverΓ , ma che le parti piΓΉ scandalose verranno opportunamente nascoste alla vista dei fedeli.

E qui entra in scena Daniele da Volterra, il Braghettone.
I prelati facinorosi aspettano che Michelangelo passi a miglior vita prima di agire. ChissΓ , forse temono che l’energico artista, anche se molto anziano, possa andare casa per casa e pestarli come sale fino.

Dopotutto, se lo meriterebbero. Nel 1565, perΓ², passano all’azione e incaricano Daniele di lavorare alla censura del β€œGiudizio Universale”.

Daniele Γ¨ cosΓ¬ amico di Michelangelo da essergli stato vicino fino alla morte. Ne ha scolpito un bellissimo busto e perfino fatto la maschera funeraria. Addirittura Γ¨ andato ad abitare a casa sua con la promessa di restaurarla. Ha cosΓ¬ tanto rispetto per i capolavori del Maestro che gli riesce il miracolo, l’unico di questa storia.

La Chiesa vorrebbe distruggere l’affresco, o almeno stravolgerlo mettendo in ombra i capolavori anatomici di Michelangelo. Daniele da Volterra, invece, si arrampica sulle impalcature come aveva fatto il suo maestro e lavora di fino. Dipinge veli, mutandoni, braghe e copre le nuditΓ  piΓΉ evidenti, ma riesce a farlo con mano talmente leggera che il capolavoro ne esce tutto sommato bene.

Certo, il pittore deve farsi violenza per intervenire con lo scalpello sull’opera di Michelangelo, ma la sua azione salva quel grande capolavoro, consegnandolo ai posteri – che saremmo noi, eh – in barba agli ottusi dettami della religione. Nei secoli il β€œGiudizio” vedrΓ  altre censure, piΓΉ pesanti ma anche piΓΉ goffe, tanto che sarΓ  possibile rimuoverle nel restauro concluso nel 1994.

I braghettoni di Ricciarelli, invece, sono ancora lΓ¬ e Michelangelo deve al suo allievo non pochi favori, visto che non solo salva la sua opera piΓΉ grande, ma ci consegna anche l’idea delle sue fattezze nel busto bronzeo e in un ritratto nella suggestiva β€œAssunzione della Vergine”, dove Michelangelo appare come un apostolo che indica la Madonna.

Come sempre, perΓ², le buone azione non possono restare impunite e Daniele da Volterra passa alla storia come il Braghettone, un soprannome che ne sancisce una sorta di disprezzo per secoli.

Non solo, l’odioso nickname ne mette in ombra da una parte il merito del salvataggio dell’opera, dall’altra la sua grande statura di artista.

SΓ¬, perchΓ© prima dell’incontro con Michelangelo, croce e delizia della sua vita, Daniele ha studiato con grandi maestri come Giovanni Antonio Bazzi, detto il Sod0ma, Baldassarre Peruzzi e Piero Buonaccorsi, detto Perin del Vaga (da non confondere col disneyano Paperin del Vaga). È stato soprintendente dell’arte vaticana, sotto la diretta influenza del papa.

Michelangelo lo stimava talmente da dargli dei suoi disegni, da cui Daniele trasse diverse opere. Il suo β€œDavide che uccide Golia” Γ¨ cosΓ¬ bello ed energico che per secoli Γ¨ stato attribuito a Michelangelo ed Γ¨ ora al Louvre. La sua β€œStrage degli Innocenti” Γ¨ una delle opere piΓΉ drammatiche ed evocative della storia dell’arte, un capolavoro di dinamismo che nulla ha da invidiare a Michelangelo stesso.

I suoi schizzi, di cui vi propongo una piccola selezione, bastano a rendere l’idea della sua incredibile tecnica nella parte piΓΉ pura dell’arte, il disegno.

Insomma, la storia di Daniele da Volterra somiglia per una volta a quelli di tanti eroi da film. La storia di un artista dal talento sopraffino che, pur di salvare il capolavoro del suo maestro, ha gettato via l’orgoglio e si Γ¨ caricato sulle spalle una responsabilitΓ  infamante che gli ha rovinato la reputazione per i secoli a venire. Una reputazione che oggi si cerca giustamente di ripulire.

Daniele se ne va nel 1566, appena due anni dopo il suo amico e Maestro, un anno dopo aver dipinto le celebri braghe. Dopo quasi cinque secoli direi che sarebbe ora di celebrare la sua arte come merita e di dimenticare il suo soprannome.

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