Andrea La Rovere

Ci sono storie bellissime ma sconosciute, fino a quando qualcuno non le racconta

LE STORIE DEGLI IMPERATORI: 69, L’ANNO DEI QUATTRO

LE STORIE DEGLI IMPERATORI: 69, L’ANNO DEI QUATTRO

Avevamo lasciato la nostra storia cialtrona degli imperatori romani nel momento in cui Nerone, con un suo tipico gesto teatrale, mette fine alla propria esistenza lasciando a Roma un vuoto di potere.

Nerone, infatti, impegnatissimo tra recite, canti, sperperi ed esecuzioni, si è dimenticato di lasciare un erede. Per la prima volta, Roma si trova davanti all’interruzione della successione dinastica degli imperatori.

Non sapendo bene cosa fare, a Roma si fa quello che in questi casi pare più saggio: una bella guerra civile. Senza portarla tanto per le lunghe, inizialmente viene acclamato imperator Galba. Occorre una figura saggia, che ispiri fiducia, tanto che il legato romano in Hispania viene acclamato al grido di “Galba vuol dire fiducia!”

Servio Sulpicio Galba è un uomo di 73 anni con un carrierone alle spalle. Tuttavia, il suo consenso non è unanime, dato che la sua figura è invisa a molti, specie tra le legioni germaniche. Galba, senza brillare per prontezza, arriva a Roma dalla Spagna a ottobre, impiegando quattro mesi, manco viaggiasse con Trenitalia.

Il regno di Galba dura appena sette mesi. La sua severità e l’abitudine di reprimere il dissenso nel sangue non ne propiziano la durata, tanto che a gennaio una congiura simile a quella che lo aveva messo al potere ne segna la morte, con tanto di sfilate per Roma con la sua testa esposta al pubblico ludibrio.

Tacito gli fa una bella fotografia, dicendo che tutti avrebbero pensato che Galba sarebbe stato un grande imperatore, se non avesse avuto occasione di esserlo per davvero.

Al suo posto arriva Otone, nobile di origine etrusca, best friend di Nerone fino a quando questi non gli intima di divorziare da Poppea perché gli è preso il ghiribizzo di sposarla. Una volta al potere, Otone cerca di rinverdire i fasti di Nerone e ottiene infatti due grandi risultati del predecessore in pochi mesi: si mette contro il senato e ad aprile è già morto per sua stessa mano.

Il problema è sempre la provincia germanica, che acclama imperator un altro: Aulo Vitellio. La situazione ha un solo sbocco, la guerra tra i due. Quando Otone capisce che sarà sconfitto, la fa finita. Il suo regno dura appena tre mesi: per vedere governi di così breve durata si dovrà aspettare l’Italia del Novecento. Altro che imperatori.

Di Vitellio abbiamo un bel ritratto di Tacito: “Tutto egli aveva conseguito non per alcun suo merito, ma per la gloria del nome paterno. Gli fu conferito il principato da chi non lo conosceva; le simpatie dell’esercito, che raramente si guadagnano con le buone qualità, egli ottenne con l’indolenza. Aveva tuttavia una certa franchezza e generosità; doti che, se fuor di misura, portano alla rovina. Si accaparrò amicizie, ma non ne ebbe realmente, perché credeva che si possano mantenere con la larghezza dei favori, non con la fermezza del carattere.”

Vitellio, diciamolo, è un disastro: a Roma non lo vuole nessuno tranne il senato; lui non ha polso e si circonda di soldati rozzi e violenti. La capitale diventa teatro di giochi gladiatori, fasti stravaganti e rivolte, massacri e violenze di ogni genere. Lui vorrebbe pure governare saggiamente, ma non riesce a imporsi, troppo indeciso e sempre in procinto di voler abbandonare il potere.

La sua vera passione è il cibo, che ingurgita in quantità inaudite per poi vomitare, con un comportamento che oggi si inquadra ben chiaramente tra i disturbi alimentari, ma che allora lo fa apparire solo stravagante e vizioso.

Da oriente, poi, arrivano brutte notizie: Vespasiano è acclamato a sua volta imperator.
Di fronte all’avanzata dell’esercito nemico, Vitellio non fa bella figura: prima cerca la pace, poi attacca e incendia il Campidoglio, infine abbandona il potere sperando di salvarsi. Quando lo trovano, lo fanno sfilare per la città legato e sottoposto alle più terribili umiliazioni e poi lo uccidono.

Tacito, sempre efficace: “E il volgo lo oltraggiava da morto con la stessa viltà con cui l’aveva adulato da vivo.”

Quando Vespasiano diventa ufficialmente imperatore è il 21 dicembre, giusto in tempo perché il 69 passi alla storia come “l’anno dei quattro imperatori”. Tito Flavio Vespasiano è però di ben altra pasta e il suo regno riporterà Roma ai fasti precedenti.
Ma di lui parleremo la prossima volta.

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