
Per raccontare la storia di Spartacus, dobbiamo partire da lontano. Siamo nel 71 avanti Cristo, nei pressi delle sorgenti del fiume Sele. Un esercito si prepara all’ennesima battaglia e il suo capo, un uomo sulla quarantina dall’aspetto atletico e robusto, ma sfiancato da anni di guerre, compie un atto che fa pensare ai suoi che sia impazzito: estrae il gladio e fa secco il suo cavallo.
A chi lo guarda sorpreso, dice: “Se vinceremo avrò tutti i cavalli che voglio. Se perdiamo, non ne avrò più bisogno!” Quell’uomo è Spartacus, lo schiavo trace che da due anni tiene in scacco Roma, sconfiggendo chiunque gli mandino contro.
Cosa ne pensi il cavallo di questa azione virile e insensata – le due cose, amici, vanno quasi sempre a braccetto – non lo sappiamo.
Ma chi è Spartaco, e come si è arrivati all’escalation che porta a questa scena tanto cruenta quanto – con ogni probabilità – inventata dagli storici per abbellire una storia che di bello non ha nulla? Di Spartaco non sappiano molto, a partire dal vero nome, che non conosciamo.
Spartacus è infatti un soprannome che forse – ironia della sorte – gli appioppa proprio quel Lentulo Batiato che sarà all’origine di tutta la catastrofe. Le ipotesi sono tre: forse si tratta di una latinizzazione di Sparadakos (“famoso per la sua lancia”) o di Spartakos (che indicava un luogo della Tracia o il nome di un sovrano leggendario del posto).

Più probabilmente, è un semplice riferimento alla città-stato di Sparta, la città guerriera tanto amata dai duri di ogni epoca, quelli che si tatuano frasi da guerrieri, si rifilano le sopracciglia ad ala di gabbiano e scappano di fronte a un cucciolo di Corgi.
Noi, per brevità, lo continuiamo a chiamare Spartaco. Il nostro protagonista nasce in Tracia e anche qui non sappiamo dove, forse in riva al fiume Strimone, l’odierno Struma in Bulgaria. Origini e infanzia? Boh! Sappiamo solo che fin da giovane viene arruolato nelle milizie romane, pratica che spesso funziona e manda avanti l’esercito per secoli.
Quando l’usanza di arruolare soldati tra i popoli assoggetati non funziona, però, sono guai grossi. Pensiamo, per dire, ad Arminio e al meno famoso ma altrettanto ostico Tacfarinas tra i Berberi.
Spartaco passa alla storia come ribelle e, in questo, si dà da fare da giovane. Forse insofferente alla ferrea disciplina dell’esercito, forse vittima di nonnismo come una “spina” qualsiasi alla vetusta naja, o magari semplicemente perché è una testa calda, il nostro diserta e si dà alla macchia. Lo riacchiappano in quattro e quattr’otto e qui il suo destino è segnato.
I disertori, all’epoca ma anche in tempi più recenti, non hanno mai suscitato grande empatia tra gli alti papaveri dell’esercito: quella volta, in particolare, si finiva a tenersi la testa sottobraccio nel tempo di uno ZAC. I Romani del I secolo a.c. però, erano già abbastanza fessi da essere grandi appassionati delle lotte dei gladiatori nelle arene.

Capitava allora che se il disertore era un muscolosone avvezzo al combattimento come un Van Damme degli anni Novanta, lo risparmiassero per destinarlo a quella specie di wrestling dove non si faceva finta.
Con Spartaco va così: viene venduto su Vinted come schiavo da combattimento al miglior offerente. Nel pacchetto “acquista set” c’è anche la moglie, di cui sappiamo solo che è una sacerdotessa del culto di Dioniso. Che fine faccia lei non si sa, tanto che possiamo sperare che riesca a cavarsela meglio senza quell’attaccabrighe che si era sposata, cosa tutto sommato possibile.
Spartaco viene invece acquistato dal già citato Batiato che, omaggiando il quasi omonimo cantautore, ha in serbo per lui una bella “cura” che non prevede di vagare per i campi del Tennessee, ma solo feroci combattimenti nell’arena di Capua, città campana allora assai importante.
Lentulo Batiato ha una certa praticaccia nel suo mestiere e si rende conto di avere per le mani un bel fuoriclasse. Fare il lanista, all’epoca, è un lavoro piuttosto redditizio. Cos’è un “lanista”, dite? No, non è un pecoraio dedito ai maglioni “lambswool”, è il proprietario di una palestra che organizza giochi gladiatori. Dicevo, nonostante il mestiere garantisca un bel giro di soldi, Lentulo è così ottuso da trattare i suoi preziosi gladiatori né più né meno che come schiavi.
Ora, il carattere di Spartaco lo abbiamo visto, i precedenti ci sono e anche la sua competenza nel pacchetto di mischia la conosciamo: come pensava, il buon Lentulo, che sarebbe andata a finire? Esatto, Spartaco si mette a capo di un manipolo di schiavi e decide di ribellarsi.
Come andrà lo vedremo nella prossima puntata.
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