Andrea La Rovere

Ci sono storie bellissime ma sconosciute, fino a quando qualcuno non le racconta

Christian Frascella e la via italiana al noir

Christian Frascella e la via italiana al noir

“𝑰𝒐 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝑪𝒐𝒏𝒕𝒓𝒆𝒓𝒂. 𝑪𝒐𝒎𝒑𝒂𝒈𝒏𝒐 𝒅𝒆𝒍 𝒄𝒂𝒗𝒐𝒍𝒐, 𝒑𝒂𝒅𝒓𝒆 𝒅𝒊 𝒎𝒆𝒓𝒅𝒂, 𝒇𝒓𝒂𝒕𝒆𝒍𝒍𝒐 𝒂𝒑𝒑𝒓𝒐𝒇𝒊𝒕𝒕𝒂𝒕𝒐𝒓𝒆, 𝒄𝒐𝒈𝒏𝒂𝒕𝒐 𝒊𝒏𝒔𝒐𝒑𝒑𝒐𝒓𝒕𝒂𝒃𝒊𝒍𝒆, 𝒇𝒊𝒈𝒍𝒊𝒐 𝒅𝒆𝒈𝒆𝒏𝒆𝒓𝒆, 𝒎𝒂 𝒊𝒏𝒗𝒆𝒔𝒕𝒊𝒈𝒂𝒕𝒐𝒓𝒆 𝒄𝒐𝒊 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒓𝒐𝒄𝒂𝒛𝒛𝒊. 𝑴𝒆𝒕𝒕𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒍𝒆 𝒄𝒐𝒔𝒆 𝒊𝒏 𝒄𝒉𝒊𝒂𝒓𝒐.”
[𝑳’𝒂𝒔𝒔𝒂𝒔𝒔𝒊𝒏𝒐 𝒄𝒊 𝒗𝒆𝒅𝒆 𝒃𝒆𝒏𝒊𝒔𝒔𝒊𝒎𝒐 – 𝑪𝒉𝒓𝒊𝒔𝒕𝒊𝒂𝒏 𝑭𝒓𝒂𝒔𝒄𝒆𝒍𝒍𝒂]

Allora, questa va raccontata per bene.
Saranno passati una decina d’anni, avevo ancora una vita normale con un lavoro normale – insomma, più o meno – e scrivevo solo per fatti miei. Leggevo tantissimo, specie sul lavoro normale, e giravo per mercatini alla ricerca disordinata di libri.

Un giorno fui attirato da un volume con una delle copertine più brutte mai viste; il titolo era quasi peggio: Mia sorella è una foca monaca.

Ovviamente incuriosito lo iniziai a leggere.
L’autore – tale Christian Frascella – aveva il dono sacro della scrittura: fluida, tecnica, ironica, tenera e cazzona. Pareva una specie di giovane Holden ancora più insensato.

Lo presi, assieme a un altro libro che mi piaceva ma che non ricordo più, e rimasi colpito dal nome scribacchiato con la Bic sul frontespizio: Emma non-mi-ricordo-più-cosa.

Casualmente avevo preso due libri che erano stati portati al mercatino dalla stessa persona; doveva avere ottimi gusti, o forse gusti di merda, visto che li aveva rivenduti.
Era senza dubbio un segno; di cosa, vattelapesca.

Il libro, ricordo, mi conquistò: mi appuntai il nome di Frascella e poi me ne dimenticai del tutto.
Ora, durante il lockdown, l’autore ha avuto questa idea acutissima: pubblicare un racconto in ebook – gratuito – che anticipava l’uscita del suo nuovo romanzo L’assassino ci vede benissimo.

Il racconto è Il colpevole se ne frega e lo trovate in giro, se cercate.

Così ho conosciuto Contrera, il personaggio più geniale della letteratura gialla contemporanea.
Se siete stanchi di investigatori à la Marlowe, pieni di problemi con l’ex moglie, o con le pezze al culo, o ancora cinici e disillusi dalla vita, pazienza: Contrera ha tutte questa caratteristiche in una botta. E altre ancora.

Poliziotto cacciato con disonore, un’ex moglie e la figlia che lo odiano profondamente, un padre eroico che… no, vabbè, dico troppo.

Contrera è un quarantenne dalla battuta sempre pronta e che come ufficio ha un tavolo nella lavanderia a gettoni di Mohammed, un amico marocchino. Ha una passione smodata per la birra Corona e la sua divisa è una vecchia giacca militare stazzonata, sul modello di De Niro in Taxi Driver.

Diciamolo subito, Contrera è il detective più cazzone e cialtrone che si sia mai visto: lavora in nero, si fa assumere da più clienti contemporaneamente, usa le persone e non fa domande sulla provenienza dei suoi compensi; fa venire i nervi perché non ne azzecca una. Delle varie possibilità di azione, adotta sempre quella più deleteria.

Però ha due punti di forza: è un personaggio che suscita tenerezza, per il suo modo di guardarsi dal di fuori e di giudicarsi ancora peggio di quanto già non faccia il lettore. Non è un maschio alfa, e quando ne recita la parte facendo il duro, è il primo a trovarsi ridicolo e poco credibile.

E poi è vero. Contrera è un personaggio terribilmente vero. Forse uno dei caratteri meglio costruiti della letteratura noir italiana.

Insomma, se avete un po’ di sale in zucca, procuratevi uno dei tre romanzi di Christian Frascella con Contrera come protagonista; va bene uno qualsiasi ma, come diceva mia mamma il pagliaro si comincia da cima, quindi vi suggerisco di iniziare dal primo Fa troppo freddo per morire.

“𝑸𝒖𝒆𝒍𝒍𝒊 𝒄𝒉𝒆 𝒎𝒊 𝒍𝒂𝒔𝒄𝒊𝒂𝒏𝒐 𝒑𝒓𝒐𝒑𝒓𝒊𝒐 𝒔𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒇𝒊𝒂𝒕𝒐 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒊 𝒍𝒊𝒃𝒓𝒊 𝒄𝒉𝒆 𝒒𝒖𝒂𝒏𝒅𝒐 𝒍𝒊 𝒉𝒂𝒊 𝒇𝒊𝒏𝒊𝒕𝒊 𝒅𝒊 𝒍𝒆𝒈𝒈𝒆𝒓𝒆 𝒆 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒐 𝒒𝒖𝒆𝒍 𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒆𝒈𝒖𝒆 𝒗𝒐𝒓𝒓𝒆𝒔𝒕𝒊 𝒄𝒉𝒆 𝒍’𝒂𝒖𝒕𝒐𝒓𝒆 𝒇𝒐𝒔𝒔𝒆 𝒖𝒏 𝒕𝒖𝒐 𝒂𝒎𝒊𝒄𝒐 𝒑𝒆𝒓 𝒍𝒂 𝒑𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒆 𝒑𝒐𝒕𝒆𝒓𝒍𝒐 𝒄𝒉𝒊𝒂𝒎𝒂𝒓𝒆 𝒂𝒍 𝒕𝒆𝒍𝒆𝒇𝒐𝒏𝒐 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒆 𝒍𝒆 𝒗𝒐𝒍𝒕𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒕𝒊 𝒈𝒊𝒓𝒂.”
[𝑰𝒍 𝒈𝒊𝒐𝒗𝒂𝒏𝒆 𝑯𝒐𝒍𝒅𝒆𝒏 – 𝑱.𝑫. 𝑺𝒂𝒍𝒊𝒏𝒈𝒆𝒓]

Frascella, però, non scrive solo di Contrera.
Recentemente è uscito Cadaveri a sonagli, noir di stampo pulp, veloce e secco come un colpo di pistola.

Christian Frascella, come detto, ha il dono della scrittura; sciolta, piena di trovate e soprattutto efficace nel tratteggiare in poche righe personaggi che ti pare subito di vedere.

“𝑴𝒂 𝒆𝒓𝒂 𝒖𝒏𝒂 𝒄𝒂𝒛𝒛𝒂𝒕𝒂.
𝑬 𝒍𝒆 𝒄𝒂𝒛𝒛𝒂𝒕𝒆 𝒉𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒊𝒍 𝒃𝒓𝒖𝒕𝒕𝒐 𝒗𝒊𝒛𝒊𝒐 𝒅𝒊 𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒆 𝒔𝒐𝒍𝒐 𝒄𝒂𝒛𝒛𝒂𝒕𝒆, 𝒏𝒐𝒏 𝒇𝒖𝒏𝒛𝒊𝒐𝒏𝒂𝒏𝒐.”
[𝑪𝒉𝒓𝒊𝒔𝒕𝒊𝒂𝒏 𝑭𝒓𝒂𝒔𝒄𝒆𝒍𝒍𝒂 – “𝑪𝒂𝒅𝒂𝒗𝒆𝒓𝒊 𝒂 𝒔𝒐𝒏𝒂𝒈𝒍𝒊”]

Io, per esempio, a Nicola e Lea, due rapinatori improvvisati e incompetenti, fin dalla prima pagina ho dato le sembianze di Tim Roth e Amanda Plummer, Zucchino e Coniglietta di Pulp Fiction.

E pare proprio un film di Tarantino trapiantato nelle Langhe tutto l’impianto del romanzo; una serie di personaggi brutti, sporchi e cattivi, che fanno cose stupide e spietate, come a chiarire che qualsiasi persona – nelle giuste condizioni – sceglie quasi sempre il male.

Sulla trama non mi dilungo, i libri vanno letti e analizzati, più che raccontati.

La caratteristica saliente di Frascella è quella di creare ogni volta un effetto valanga, situazioni che scaturiscono da un peccato originale e che prendono un piano inclinato che le porta ineluttabilmente verso il peggio. E state sicuri, se c’è qualcosa che può andare male, nei romanzi di Frascella andrà malissimo.

Meno surreale ma ancora più cinico di Ammaniti, Christian passa qui al narratore onnisciente, mettendo da parte per una volta la narrazione in prima persona, sua tipica cifra; a mio giudizio il dazio che paga è tutto sommato modesto e lo stile rimane comunque efficace.

Se vi piacciono le storie ciniche e cattive, dove però ci si diverte pure, è il libro che fa per voi.

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