Andrea La Rovere

Ci sono storie bellissime ma sconosciute, fino a quando qualcuno non le racconta

Martin Brundle: secondo in pista, vincente nella vita

Martin Brundle: secondo in pista, vincente nella vita

Per chi pensa che la sconfitta, l’insuccesso, il fallimento possano portare comunque a grandi risultati, la storia di Martin Brundle è emblematica. Martin ha ancora oggi un record poco invidiato: è il pilota di Formula Uno che ha corso più gare senza compiere mai un giro in testa.

Eppure, Brundle è tuttora uno dei personaggi più influenti del circo della massima formula.

6 agosto 1983, Oulton Park

Little Budworth è un villaggio del Cheshire, in Inghilterra. Seicento abitanti e tante strutture tipicamente medievali: un gioiellino. Vicino al villaggio sorge qualcosa di molto più moderno e antico al tempo stesso. Il circuito di Oulton Park, infatti, è tra quelli storici della Gran Bretagna; le competizioni che da sempre ospita, però, sono quelle delle moderne gare automobilistiche.

A suo modo, Oulton Park, è un circuito iconico, anche se minore; ha ospitato ventitré volte la Formula Uno, con vittorie di grandi come Moss, Stewart e Brabham. Si trattava sempre di gare prestigiose, ma non valide per il Mondiale.
Il 6 agosto del 1983 va in scena una tappa del Campionato di Formula Tre.
I due eroi della contesa, novelli Ettore e Achille, sono Ayrton Senna e Martin Brundle.

Martin Brundle sulla Ralt di Formula 3, nel 1983

Il primo è l’archetipo del vincente predestinato; brasiliano, famiglia ricchissima, bello e vincente in qualsiasi categoria abbia corso. Velocissimo per istinto naturale, amabile e gentile ai box, in pista Ayrton si trasforma in un’insaziabile belva. Duro, spesso ai limiti della correttezza, quel giovanotto sudamericano scriverà la storia della Formula Uno.

Dall’altra parte Martin Brundle, eroe proletario che gioca in casa. Martin ha quella faccia un po’ così, di quello capitato lì per caso; l’anno prima ha ben figurato – quarto in Campionato – ma il team di David Price l’ha scaricato; niente sponsor, niente soldi.
Lo ha recuperato Eddie Jordan, giovanotto irlandese che ha appeso il casco al chiodo per manifesta mancanza di talento e ha fondato una squadra; anni dopo sfonderà in Formula Uno, togliendosi più di una soddisfazione e sfoggiando una serie di parrucchini di misure variabili.

Senna, per le prime nove gare, ha fatto l’unica cosa che sa fare: vincere dominando.
Corre per la squadra più forte – West Surrey Racing – con mezzi ben più potenti di Jordan.
Alle sue spalle, sempre a mezzo passo dal genio, Martin Brundle; per nove volte Ayrton è primo, per otto Martin gli è a ruota.

Senna vince sul velluto, e già in Formula Uno lo cercano tutti; Brundle lotta per continuare a correre, senza rete di sicurezza. E arrivare sempre secondo non basta.
Jordan pesca il coniglio dal cilindro: a metà campionato cambia fornitore di pneumatici, da Avon a Yokohama.
Spesso le persone che si concentrano ossessivamente su una sola cosa, vanno in crisi davanti alle variabili: a Senna succede così. Gli basta sapere che Brundle calza gomme diverse per iniziare a sbagliare. Brundle comincia a vincere, Senna non ne azzecca più una.

Quel giorno di agosto, a Oulton Park, addirittura Martin sigla la pole position, smacco supremo per Senna, imbattibile sul giro secco.
In gara Brundle domina, con Senna a ruota.
Ayrton mostra allora due aspetti che lo seguiranno per tutta la carriera, di pari passo.
La spregiudicatezza, quando si butta in uno spazio che non c’è, causando il ritiro suo e del rivale; la generosità, quando – uscito dal groviglio delle due monoposto – il suo primo pensiero è quello di soccorrere l’amico e avversario.
Alla fine Senna vince il Campionato per una manciata di punti: la sua scorrettezza di Oulton Park è decisiva.

L’anno dopo Ayrton è ingaggiato dalla Toleman, ma a Brundle non va male; Ken Tyrrell, talent scout che ha scoperto Stewart, Cevert, Depailler, Alboreto, gli mette gli occhi addosso.

6 luglio 1984

Nemmeno un anno dopo, a Dallas, Brundle rischia di dire addio alla sua carriera e a qualcosa in più.
La stagione con la Tyrrell è iniziata meglio del previsto: subito quinto in Brasile. Due punti in casa dell’amico-rivale Senna, che con la Toleman invece fatica.
A Montecarlo la sorte si rovescia, come la Tyrrell di Martin in un brutto incidente in prova. Lui non si fa nulla, ma non può gareggiare; Senna, sotto il diluvio, mostra al mondo cosa sa fare: secondo dietro solo a Prost, quando la gara viene interrotta per la troppa pioggia.

A Detroit è la giornata di Brundle.

Brundle e la sua incredibile rimonta a Detroit 1984

Con la Tyrrell dotata del vetusto Cosworth aspirato, Martin fa faville e rimonta fina la secondo posto, dietro Piquet per meno di un secondo.
Due settimane dopo si corre – per l’unica volta – a Dallas. Il circuito è molto simile a quello di Detroit, e Brundle ha gli occhi puntati addosso.
Nelle prime prove libere non ha nemmeno il tempo di imparare la pista, si schianta subito in modo violento. Il piede sinistro è messo talmente male che i medici ne considerano l’amputazione. Il piede è salvo, la stagione finita.

La tegola ulteriore arriva di lì a poco; la Tyrrell è pescata a imbrogliare sul peso e tutti i risultati vengono cancellati.

30 agosto 1992, Spa-Francorchamps

A Spa piove, come al solito, e la gara è una lotteria.
Martin Brundle non lo sa, ma è la sua ultima occasione di vincere un Gran Premio; o almeno di compiere un giro in testa.
Dall’incidente di Dallas sono successe molte cose.
Senna – tenendo fede alla fama di predestinato – è diventato il pilota più forte della Formula Uno; Brundle, anche lui in ossequio al destino di campione minore, ha continuato a correre. In Formula Uno non gliene va dritta una manco per sbaglio; rimane due anni alla Tyrrell per la miseria di otto punti; prova la tedesca Zakspeed, monoposto diabolica, fragile come un cristallo di Boemia, veloce come un panzer cingolato.

Per due anni corre con la Brabham, nobile decaduta per cui ottiene qualche punto e null’altro. Ben più ricco il bottino nelle gare Sport; Martin vince il Mondiale, la 24 Ore di Le Mans e quella di Daytona.

Brundle con la Benetton

Nel 1992 la grande occasione, Tom Walkinshaw diventa direttore alla Benetton e lo chiama al fianco di Schumacher, un pilota che Martin inquadra subito. Schumacher appartiene alla stirpe dei Senna, dei Clark.
Brundle però è una vecchia volpe, ormai.
All’inizio fatica, poi capisce che è inutile cercare di tenere il passo di Michael in qualifica; in gara, però, il discorso è ben diverso, e Martin è spesso e volentieri più veloce.
Finalmente al vertice, lotta con Senna come ai tempi della Formula Tre, sale sul podio cinque volte e molto spesso è più efficace di Schumacher.

In Canada supera Michael e bracca Berger, primo in classifica. Quel giorno Martin è in stato di grazie, la vittoria è alla sua portata; la Benetton – che non si rompe praticamente mai – lo lascia a piedi poco dopo.

A Spa passa di nuovo il compagno di squadra prima della sosta ai box; Michael, trovatosi dietro, vede che le gomme di Martin sono molto rovinate e decide di cambiarle subito.
Risultato: la mossa consegna la vittoria a Schumacher, la sua prima affermazione. Brundle è quarto; se si fosse fermato al posto del compagno di squadra la vittoria sarebbe stata sua.

Brundle e Schumacher

Quell’anno rimarrà il migliore per lui, ma la fine della carriera è più che dignitosa.
Due anni alla Ligier – 1993 e ’95 – con qualche podio, uno alla McLaren in un anno di transizione. Anche qui ottiene un paio di podi e una serie di ritiri mentre è tra i primi.
Il 1996 – anno in cui sfuma per poco l’ingaggio alla Ferrari – chiude tornando con Eddie Jordan. Apre con un pauroso schianto in Australia, poi va meglio e spesso batte il compagno Barrichello.
A fine anno Brundle dice basta, rifiutando anche di tornare con la Sauber al posto del silurato Larini.

Da allora inizia la seconda vita di Martin Brundle.
Attivo come manager, Martin conosce una nuova giovinezza affermandosi come commentatore, prima per la BBC e poi per Sky.
Il suo stile schietto e ironico conquista tutti; i piloti più giovani non lo hanno mai visto correre, ma lo stimano. Per loro è l’uomo che li intervista a fine gara, con ironia e competenza unici.
Brundle è oggi uno dei personaggi più conosciuti e influenti del mondo della Formula Uno; per ironia della sorte, i grandi rivali che non è riuscito a battere in pista, hanno avuto destini ben peggiori. Senna è morto in pista, a Imola, dando l’avvio alla sua leggenda.
Schumacher, dopo un disastroso tentativo di tornare a correre a quarant’anni, ha patito un terribile incidente sugli sci che ne ha pregiudicato la salute.

Martin Brundle, il pilota che ha come unico record quello di non essere stato mai primo, ha finito per essere un vincente nella vita.

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